POMBIA: un progetto per la valle del Ticino

Il progetto nasce da una serie di suggestioni, o meglio di immagini, legate a quella che è la storia del luogo e della valle.
Pombia nasce e accresce la sua importanza nel territorio quale pieve, municipio, quindi quale luogo di potere e di difesa.
Il suo nucleo originario è costituito da una torre quadrangolare, delimitata da un recinto murario, che insieme al Castello di Castelnovate, situato sulla sponda opposta del fiume, costituiva un fronte unico di difesa dalle invasioni dei popoli barbari.
Il fatto poi di confrontarsi con il dislivello, ha inevitabilmente rimandato a tutta una serie di esempi che hanno già affrontato questo tema, per capire in che modo era possibile affrontare la questione. Penso quindi ai castelli del Trentino o della Baviera, che sorgevano arroccati su un’altura e che solitamente sfruttavano il dislivello non solo per difendersi, ma anche per la realizzazione di ampi spazi per le esercitazioni militari e lo svolgimento dei tornei dei cavalieri.
Penso anche agli Eremi, in particolare agli eremi Camaldolesi, come Camaldoli e Bardolino, ma soprattutto quello di Monte Rua, dove il dislivello viene sfruttato realizzando dei terrazzamenti su cui si collocano le abitazioni dei monaci con i relativi orticelli.
A questa immagine se ne è successivamente sovrapposta una seconda, più legata alla tipologia della cascina con cui il progetto si è dovuto necessariamente confrontare. In particolare ad essa si sono associati gli esempi di Cavagliano e Corte Sant’ Andrea dove i retri delle cascine vanno a costruire una sorta di viale, o forse è meglio dire un passaggio, al quale si accede passando attraverso una porta. Da questo passaggio si accede poi alle cascine attraversando degli androni che accedono alle corti interne..
Queste immagini si sono sovrapposte alle geometrie individuate nella valle cui corrisponde una regola di costruzione delle città e anche di Pombia.
Il progetto, attraverso l’individuazione di questa regola, cerca di svelare un disegno della città laddove era ormai confuso e non più facilmente riconoscibile; in particolare la città si costruisce di corti definite su due lati dalle cascine, sugli altri due, invece, sono delimitate da muri a secco alti circa due metri o da retri di altre cascine.
Il progetto si confronta con l’esistente stabilendo un dialogo volto alla chiarificazione della tipologia esistente. I corpi di fabbrica vano quindi a giustapporsi a quelli esistenti, talvolta comprendendoli al loro intento, andando a definire spazi in cui vecchio e nuovo si integrano armonicamente tanto che il vecchio risulta essere necessario al nuovo e viceversa.
Al centro del progetto si trova una grande piazza verde; uno spazio che fa da filtro tra lo spazio urbano e lo spazio verde a bosco che si raggiunge oltrepassando l’ingresso della scuola che fa da sfondo a questo spazio sui cui lati si attestano i retri della cascine adiacenti.
Questa piazza verde è interrotta in prossimità dell’ingresso all’edificio scolastico da una sorta di viale selciato, che richiama gli esempi di Cavagliano e di Corte Sant’ Andrea, al quale si accede da una diramazione della strada principale del paese passando attraverso una porta e che collega altri due spazi verdi, che digradano nel bosco, situati alle estremità nord e sud dell’edificio scolastico.
L’edificio che fa da sfondo alla grande piazza verde e che va a costruire un lato del percorso selciato, si costruisce come se fosse il “muro difensivo” della città , protendendosi, dall’ altro lato, verso la valle con corpi che accolgono il dislivello al loro interno e che sembrano rievocare i bastioni delle mura delle città fortificate.
Questo edificio si pone come un sistema unitario, accessibile in tutte le sue parti da un percorso interno cui corrisponde una sorta di anime dell’edificio cui si giustappongono i vari elementi che vanno talvolta a confermare la logica costruttiva, talvolta ad inserire delle eccezioni (come nel caso della biblioteca) con l’intento di mostrare che queste non intaccano la leggibilità e la chiarezza dell’impianto nel suo complesso.
I corpi che si protendono verso la valle vanno a definire due differenti corti; la prima è quella alla quale si accede dall’ingresso principale avente un carattere più pubblico e di passaggio, mentre la seconda è quella sulla quale si affacciano le aule ed ha, quindi, una connotazione più privata.
Accanto alla parte della didattica si attesta il corpo dell’aula magna in cui la corte viene accolta all’interno dallo spazio dell’aula; il vuoto diventa pieno, quindi. Alla grande aula è collegato un corpo che, separato da essa da uno stretto passaggio, va a svolgere quelle attività correlate a quanto si svolge nella grande aula.
All’estremità opposta si attesta la biblioteca che si pone come un’eccezione all’interno dell’impianto. Si tratta di un corpo più basso che si aggancia al muro e si protrae verso il bosco manifestando la sua diversa natura. Infatti mentre l’intero complesso degli edifici è costruito con la struttura in cemento armato e rivestimento in mattoni, la biblioteca ha la struttura in acciaio con una parete completamente vetrata verso la valle.
Le aule sono poi direttamente collegate ai laboratori, che si trovano nell’edificio antistante ad esse, da un passaggio che si trova sopra la porta.
Sia per quanto riguarda la parte dei laboratori che la zona residenziale nella corte a nord, il progetto si confronta direttamente con le cascine esistenti ed in entrambi i casi va ad inglobare al suo interno alcune parti di esse. Così come le cascine esistenti sono distribuite con dei ballatoi, così gli edifici nuovi riprendono la stessa modalità distributiva, andando però a costruire dei ballatoi più chiusi e riparati rispetto a quelli esistenti.

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DIRETTRICI

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IMPIANTO

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PLANIMETRIA GENERALE

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DORMITORIO – PROSPETTI E SEZIONI

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AULE E AUDITORIUM – PROSPETTI E SEZIONI

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AULE E AUDITORIUM – PROSPETTI E SEZIONI

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