CONCORSO EUROPAN: SAINTES

Il progetto è nato da una serie di considerazioni riguardo la morfologia urbana e le tipologie edilizie che costituiscono la città di Saintes, intese come inevitabili presupposti di un intervento che voglia farsi carico di costruire la città in maniera sostenibile, dove per sostenibilità si intende la capacità di ritrovare trame di relazioni col costruito storico che la città contemporanea, così per come si va costruendo, e le dinamiche che la governano, non sembrano più in grado di stabilire.
Partendo da una critica alla diffusa tendenza a considerare il lotto edificabile secondo valori meramente quantitativi, si vuole affermare la necessità di recuperare una norma costruttiva a partire dalle relazioni che ogni architettura stabilisce con l’esistente per costruire luoghi in cui una comunità possa identificarsi, quindi attraverso la ricerca di rapporti biunivoci chiari tra tipo edilizio e divisione fondiaria.
Attraverso tale norma il progetto si pone l’obiettivo di misurare luoghi ovvero di appropriarsene attraverso l’abitare heideggeriano, inteso come tratto fondamentale dell’uomo, essenza del suo essere sulla terra attraverso la reiterazione di esperienze abituali che trasformano lo spazio in luogo.
“L’autentica crisi dell’abitare non consiste nella mancanza di abitazioni. La vera crisi degli alloggi è più vecchia delle guerre mondiali e delle loro distruzioni, più vecchia anche dell’aumento della popolazione terrestre e della condizione dell’operaio dell’industria. La vera crisi dell’abitare consiste nel fatto che i mortali sono sempre ancora in cerca dell’essenza dell’abitare, che essi devono anzitutto imparare ad abitare. Non può darsi che la sradicatezza dell’uomo consista nel fatto che l’uomo non riflette ancora per niente sulla autentica crisi dell’abitazione riconoscendola come la crisi? Tuttavia, appena l’uomo riflette sulla propria sradicatezza, questa non è più una miseria. Essa invece, considerata giustamente e tenuta da conto, è l’unico appello che chiama i mortali all’abitare”. (Martin Heidegger, Costruire, abitare, pensare in Saggi e discorsi)
Tale prospettiva pone in secondo piano, rispetto all’obiettivo di un’architettura sostenibile, una eventuale presa di posizione del tipo densità si/densità no, spostando piuttosto il baricentro della questione su densità come?
Abbiamo ritenuto che un’impostazione di questo genere, che ponga cioè l’architettura della città come campo entro cui elaborare i ragionamenti di progetto, possa essere la strada verso un’architettura fatta di luoghi che gli abitanti di Saintes possano riconoscere come evocativi della loro identità.

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